Il 45 per cento dei soggetti con pubalgia sono calciatori sui quali si stima un’incidenza annua di questa patologia pari al 10-18 per cento. Il trattamento manipolativo osteopatico può essere un valido aiuto per questo disturbo permettendo agli atleti trattati di tornare allo svolgimento dell’attività sportiva allo stesso livello precedente senza dolore.
E’ quanto ha dimostrato uno studio sull’Efficacia del trattamento manipolativo osteopatico nella pubalgia cronica e negli atleti condotto nell’Istituto di Osteopatia di Milano (SOMA) e presentato a Firenze, nell’ambito del Congresso Internazionale di Medicina Osteopatica “Verso un’integrazione fra Medicine”.
Autori dello studio, gli osteopati e fisioterapisti Laura Nolli, Andrea Bergna, Silvia Baraggiolo, Daniele Origo, Marco Pagani e Giovanni Rabaiotti che hanno valutato, dal punto di vista osteopatico, 24 pazienti di età compresa fra i 19 e i 36 anni rilevando per ciascuno le disfunzioni presenti.
Premessa
Scopo dello studio, quello di valutare se il trattamento osteopatico può essere considerato una valida terapia per la pubalgia. Per questo è stato fatto un confronto con uno studio pilota eseguito da Holmich et all. descritto nell’articolo “Effectiveness of active physical training as treatment for long-standing adductor-related groin pain in atlete: randomised trial”, in cui vengono confrontati i risultati di un programma di trattamento di fisioterapia classica (senza esercizi attivi) rispetto ad un training attivo, mettendo in evidenza la maggior efficacia di quest’ultimo.
Materiali e metodi
Durante la fase di valutazione iniziale è stata indagata la presenza di alcune particolari caratteristiche morfologiche e funzionali (cicatrici, piede piatto, ginocchio recurvato, eterometrie vere, ecc.) al fine di tentare di verificare un’eventuale correlazione fra l’insorgenza della pubalgia e la presenza di queste peculiarità.
Successivamente tutti gli atleti sono stati trattati per 6 volte nell’arco di 2 mesi circa senza essere sospesi dall’attività sportiva. Ad ogni trattamento agli atleti sono state somministrate le stesse scale di valutazione utilizzate nello studio di riferimento: VAS a riposo e in attività, presenza di dolore alla palpazione del pube, dolore al test di resistenza e dolore dopo lo sport.
Come outcome finale sono stati valutati la qualità del ritorno all’attività sportiva (con o senza dolore) ed il livello delle prestazioni.
Cos’è una scala VAS
La VAS rappresenta visivamente l’ampiezza del dolore che un paziente crede di avvertire. L’ampiezza è rappresentata da una linea, solitamente lunga 10 cm, in cui un’estremità indica l’assenza di dolore, mentre l’altra rappresenta il peggiore dolore immaginabile. La scala viene compilata dal paziente, al quale viene chiesto di tracciare sulla linea un segno che rappresenti il livello di dolore provato. La distanza misurata in millimetri, partendo dall’estremità che indica l’assenza di dolore, rappresenta la misura della sofferenza percepita.
Risultati
E’ stata eseguita un’analisi descrittiva dei dati da cui è emerso che la media dei valori delle VAS, sia a riposo che durante l’attività sportiva, diminuisce con lo svolgimento delle sedute osteopatiche; grazie all’analisi di associazione statistica è stato dimostrato che il caso è una spiegazione poco probabile dell’associazione osservata (p-value < 0.005). Il trattamento è risultato eccellente nel 44 per cento dei casi (67 per cento nel caso di Holmich) e scarso nel 9 per cento (18 per cento per Holmich).
Nonostante le percentuali della valutazione soggettiva siano simili in entrambi gli studi (molto meglio nel 75% circa dei casi), il 44 per cento degli atleti trattati osteopaticamente è tornato allo svolgimento dell’attività sportiva allo stesso livello precedente, senza dolore, contro il 79 per cento dei pazienti dello studio di Holmich.
Conclusioni
Il trattamento osteopatico è una valida alternativa per il trattamento della pubalgia cronica in quanto permette di ottenere buoni risultati trattando gli atleti per un periodo limitato (6 sedute in 2 mesi), senza sospenderli dall’attività sportiva.